02 Apr Felice Piccolo: «Si vedeva che Gasperini aveva una marcia in più»
Lo abbiamo visto scrutare dalle tribune con grande interesse le partite della fase finale della edizione numero 72 della Viareggio Cup. Uno sguardo interessato per motivi professionali. Ma al tempo stesso in quegli occhi si faceva largo un piccolo velo di malinconia al pensiero che «qualche anno fa c’ero anch’io in campo». Velo malinconico subito sostituito da un moto di grande orgoglio: «Il torneo di Viareggio io l’ho pure vinto».
Felice Piccolo, ex Juventus e altri club professionistici, è il primo interprete di questa nuova rubrica all’insegna dell’amarcord che dovrà tenere calda l’atmosfera aspettando l’edizione del 2023. «Il prossimo anno – racconta Felice – saranno proprio venti anni tondi tondi da quando con la Juventus di Giampiero Gasperini abbiamo vinto il torneo di Viareggio».
Che ricordi hai di quella edizione?
«Io ero un prestito della Juventus che in quella stagione mi aveva mandato a giocare fra i professionisti a Lucca. Una bella esperienza, che diventò bellissima quando la società bianconera mi fece presente di tenermi pronto perché avrebbe voluto vedermi nel torneo di Viareggio».
E come andò?
«La Juventus vinse il torneo, fornendo una gran bella impressione: in panchina c’era Gasperini, che già allora era in anticipo sui tempi. Dietro la difesa era a tre. Chiedeva grande intensità in tutte le zone del campo. Eravamo sotto pressione ma la squadra rispondeva sempre. Dopo il pareggio nella gara di esordio contro il Parma per 2-2, inanellammo sei vittorie consecutive. Nella finale arrivò il successo per 1-0 contro lo Slavia Praga. Fra i miei compagni di squadra c’erano tra gli altri Chiumiento, Mirante, Cassani, Gastaldello, Paro, Konko, Olivera».
Che cosa ricordi dell’ambiente del torneo di Viareggio?
«C’era l’aria del Carnevale, la sentivamo quando nei momenti di relax andavano in Passeggiata sui viali a mare: incontravamo anche le altre formazioni impegnate nella manifestazione. C’era una grande gioia di vivere e di svagarsi. Ma poi quando si andava in campo, dovevamo dare sempre il massimo: da questo punto di vista, Gasperini non transigeva. Guai a chi sgarrava. Aveva una personalità incredibile. Ero sicuro che avrebbe sfondato per le sue idee».
E come vedi ora il torneo di Viareggio? Che impressione ti hanno fatto le nuove generazioni del pallone?
«Il calcio è cambiato anche se c’è la componente personalità che a mio avviso è fondamentale per crescere: chi ce l’ha è avvantaggiato. Serve dedizione, impegno, una costante volontà di migliorarsi. Il passaggio dai campionati giovanili alla Under 18 e alla Primavera è determinante in proiezione futura: chi regge all’impatto delle nuove sollecitazioni che vengono chieste in campo, può sperare di farsi largo».
Un consiglio ad un giovane che ha dei numeri e spera di diventare qualcuno?
«Non deve mai pensare di essere arrivato: se lo pensa, non arriverà mai».
Il calcio e Felice Piccolo.
«E’ la mia vita. Faccio parte di un’agenzia di Milano, seguiamo giocatori: ogni torneo e ogni partita è buona per vedere qualcosa di interessante in chiave futura».
Un ultimo pensiero.
«Semplice: anche mio fratello Antonio è legato a Viareggio, l’ha vinto anche lui con la Juventus nel 2010. La famiglia Piccolo porta nel cuore il nome del torneo e della città».